Dai dazi ai bias: Cambiamento e mercati
Data pubblicazione: 25 febbraio 2025
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- Di fronte al cambiamento, gli esseri umani si mettono sulla difensiva. E i mercati non sono da meno.
- Prova ne è la reazione all’annuncio dei dazi USA su Messico e Canada, poi rinviati di un mese.
- Dobbiamo imparare a dominare la resistenza alle novità, perché spesso fanno rima con opportunità.
DAZI IN VISTA: I MERCATI MAL DIGERISCONO LA NOVITÀ
Ma la valuta messicana e quella canadese rimbalzano dopo il rinvio
Fonte: Wealthype, Yahoo! Finance, dati giornalieri al 4/02/2025
Quella che vedi qui sopra è la reazione emotiva a un cambiamento. I mercati, si sa, sono fatti da esseri umani e gli esseri umani – per dirla con le parole del già molte volte citato Antonio Damasio, neurologo, neuroscienziato e psicologo portoghese – sono “macchine emotive che pensano”. A scatenare la reazione emotiva dei mercati è stato l’annuncio dell’introduzione dei dazi USA a carico di Messico e Canada. Un cambiamento atteso, in questo caso, visto che il presidente Donald Trump non ne ha certo fatto mistero né in campagna elettorale né dopo la sua vittoria a novembre.
Eppure, quando il primo febbraio Trump ha effettivamente annunciato tariffe del 25% a carico di Messico e Canada (esclusi i prodotti energetici canadesi, per i quali è previsto un 10%) e del 10% sulla Cina, i mercati non hanno preso affatto bene la notizia: l’azionario è sceso praticamente in tutto il mondo, le materie prime energetiche sono risalite, anche il dollaro USA è andato su, al contrario del dollaro canadese e del peso messicano. I quali, va detto, hanno recuperato quando c’è stato il dietrofront: tramite due accordi separati con Messico e Canada, gli States hanno messo i dazi in pausa per un mese. Poi? Si vedrà. Intanto, torniamo al cuore della questione.
Perché reagiamo in maniera scomposta al cambiamento?
L’episodio dei dazi è indicativo di quanto – algoritmi a parte – i mercati reagiscano emotivamente alle novità, salendo euforicamente o calando ansiosamente. Anche quando i cambiamenti sono annunciatissimi. Potremmo dire: gli investitori reagiscono, gli algoritmi amplificano. Abbiamo però un problema, Houston: in un mondo in piena transizione e trasformazione, il cambiamento è – letteralmente – la sola costante. E, in realtà, crederci può essere premiante.
Qualcuno, in effetti, ci sta credendo. Almeno a giudicare dalla performance dell’indice MSCI Global Transformational Changes(1). Si tratta di un indice progettato per sintetizzare l’andamento di un insieme di società collegate a vario titolo alla sfida della trasformazione. Il futuro del lavoro, i consumi digitali, la genomica, la telemedicina, la rivoluzione alimentare. Insomma: cambiamento allo stato puro. Nell’ultimo anno, questo indice ha fatto meglio del più noto MSCI ACWI (2), il quale rappresenta più generalmente la performance delle società a media e larga capitalizzazione dei Paesi sviluppati ed emergenti: +26% contro il +20% circa (secondo i dati aggiornati al 31 gennaio 2025).
IL CAMBIAMENTO BATTE L’INDICE GLOBALE
Nell’ultimo anno, l’indice MSCI delle trasformazioni ha fatto meglio dell’ACWI
Fonte: Wealthype, MSCI, dati mensili al 31/01/2025
Un buon risultato, che alcuni investitori potrebbero aver mancato proprio a causa dell’avversione al cambiamento e alle novità. Ma è inutile piangere sulle performance perdute: meglio cogliere l’occasione per capire come gestire questa avversione. Innanzitutto, mettendo a fuoco i meccanismi che scattano dentro la nostra testa.
L’ancoraggio e gli altri bias: cosa scatta dentro la nostra testa?
Diversi bias giocano un ruolo nell’avversione al cambiamento. Il principale è forse il bias cognitivo dell’ancoraggio, detto anche “anchoring”. L’effetto ancoraggio – o “anchoring” – scatta quando una decisione è influenzata da un dato o da un fatto che ci fa da “ancora”. Il problema è che questo dato o fatto, a ben guardare, non ha alcuna rilevanza ai fini dell’individuazione della risposta corretta. Ecco un esempio, che prendiamo in prestito dalla finanza comportamentale.
A CIASCUNO LA SUA ANCORA
Il dato di partenza influisce sulla risposta che diamo
Fonte: elaborazione Wealthype
L’ancoraggio a un certo dato o fatto ci rende non solo ciechi ma a volte addirittura ostili a nuovi fatti e idee che mettono in discussione il nostro punto di riferimento. Spesso e volentieri fa sì che rimaniamo legati alla prima impressione che abbiamo maturato su certe situazioni o persone. Ne consegue che facciamo fatica ad assimilare le nuove informazioni, se queste ci allontanano dalla percezione iniziale: piuttosto, preferiamo cercare conferme.
L’affezione per il punto fermo pesa anche sugli investimenti
Pensa ai tuoi genitori o ai tuoi nonni e al loro attaccamento all’ancora dell’investimento nel mattone o nell’obbligazionario governativo: un attaccamento che li blocca e che impedisce loro di prendere in considerazione, con la dovuta attenzione, asset class ben più liquide (rispetto all’immobiliare) e/o remunerative (nel confronto con i bond). Pensa però anche a quando ti fissi sulla strada vecchia perché quella nuova ti intimorisce, mancando le occasioni che ti possono offrire i Megatrend (Intelligenza Artificiale, ma non solo): in questi casi, è ovvio che non siamo affatto oggettivi. A scapito del nostro portafoglio. La domanda delle domande è: come venirne fuori?
L’IMPATTO DELL’EFFETTO ANCORAGGIO SULL’INVESTITORE
E qualche consiglio per superarlo
Fonte: elaborazione Wealthype
Superare il bias dell’ancoraggio e cogliere le opportunità del cambiamento
C’è un’altra cosa su cui mettere l’accento: adottare una mentalità orientata al lungo termine può rivelarsi uno degli strumenti più potenti per contrastare l’effetto ancoraggio. Investire avendo di fronte un orizzonte di dieci, venti o trent’anni ti consente infatti di:
- ridurre la frustrazione causata dalle fluttuazioni giornaliere del mercato;
- concentrarti su scelte più ponderate e meno influenzate dall’emozione del momento.
E per focalizzare meglio l’attenzione sul lungo termine, non c’è niente di meglio di un bel grafico storico. Ecco cosa ci dice il grafico dal lancio dell’indice che abbiamo incontrato prima, e che incarna la trasformazione e il cambiamento.
IL VERO SENSO DI UN INVESTIMENTO SI VEDE NEL LUNGO PERIODO
Focalizzarsi su un orizzonte più esteso aiuta a contrastare i bias
Fonte: Wealthype su dati mensili dell’indice MSCI Global Transformational Changes al 31/01/2025
Trasformare il punto di vista di partenza per scelte più consapevoli
Cambiare punto di vista, soprattutto quando si parla di investimenti, può aiutarti a non rimanere intrappolato in convinzioni superate – quando non addirittura antiquate – e ad affrontare al meglio le sfide che il mercato non manca mai di presentarci. Con il giusto mix tra sguardo storico e apertura al futuro, puoi trasformare innanzitutto il tuo approccio agli investimenti. Facendo della flessibilità e della lungimiranza le basi per scelte più solide, sagge e consapevoli.
(1) https://www.msci.com/indexes/index/735236
(2) https://www.msci.com/indexes/index/892400
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Claudio Nicita
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